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Relazione sui criteri di ricerca del lavoro sulle fonti bibliografiche valdostane contemporanee di Daniela Platania

Prima fase

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La ricerca sulle fonti bibliografiche relative alla storia della Valle d’Aosta contemporanea prende avvio all’inizio del 2003 e prosegue, in due fasi, fino al 2009. Il lavoro è il frutto di un incarico affidatomi dall’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta / Institut d’histoire de la Résistance et de la société contemporaine en Vallée d’Aoste.

Il primo periodo preso in considerazione ai fini della ricerca comprende gli anni dal 1860 al 1948 per quel che concerne i libri a stampa, mentre per le riviste il periodo non era limitato a singoli anni, ma si basava su un criterio di pertinenza con i fatti di storia contemporanea in Valle d’Aosta (si è invece stabilito di comune accordo con l’Istituto di escludere le fonti giornalistiche dalla presente ricerca).

Sede pressoché esclusiva del lavoro è stato il Fondo Valdostano della Biblioteca Regionale di Aosta, dove sono presenti tutti i volumi utili alla presente ricerca, seguendo un metodo empirico basato sulla sistematica ricognizione di tutti gli scaffali del fondo, settore per settore. Nel corso del lavoro ho potuto confrontarmi con il prof. Paolo Momigliano Levi, allora direttore dell’Istituto storico, che ha commissionato e seguito la ricerca nelle sue fasi intermedie, oltre ad avermi indicato i primi criteri da seguire, compresa la già citata suddivisione temporale che prevedeva l’analisi delle fonti bibliografiche edite, di fatto, dall’unità d’Italia all’avvento del fascismo.

L’Istituto storico ha fornito un programma (Winisis) appositamente studiato per l’occasione che ben si presta alla ricerca bibliografica: ogni scheda è numerata e dotata di vari campi da riempire con singole voci atte a fornire uno spaccato il più possibile completo della tipologia e dell’importanza della fonte specifica (la scelta dei campi è avvenuta di comune accordo e dopo alcuni incontri tra la sottoscritta, il prof. Paolo Momigliano Levi, il dott. Emilio Conte, all’epoca altro ricercatore del progetto, e il prof. Gianni Rigo, esperto di informatica presso l’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia (Milano) e fornitore del programma Winisis). Particolarmente importante è la presenza dell’abstract che fornisce un sintetico, ma efficace commento dell’opera in questione, superando così il rischio di una mera funzione compilativa del lavoro. Tutte le schede possono essere facilmente richiamate usando una delle parole chiave del dizionario che fa parte del programma, ulteriore strumento utile alla ricerca delle fonti bibliografiche da parte degli studiosi.

Contenuto della ricerca: partendo dal 1860, aprono la ricerca i libri degli insigni storici locali dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento, fra i quali spiccano Édouard Aubert, mgr Joseph-Auguste Duc, Joseph-Marie Henry e Tancredi Tibaldi, primo storico a scrivere di storia valdostana in lingua italiana. Sono state anche citate le diverse pubblicazioni, avvenute nel corso dell’Ottocento, del manoscritto settecentesco di Jean-Baptiste De Tillier, solitamente riconosciuto come il padre della storiografia valdostana. Di questi testi sono state inserite le diverse edizioni solo qualora vi fossero sostanziali differenze di contenuto, altrimenti sono solo citati i successivi anni di pubblicazione. I libri a stampa occupano interamente le prime 60 schede, mentre in seguito risulta preponderante la presenza di articoli di riviste e bollettini locali.

Numerose sono quindi le schede che si riferiscono ad opere in lingua francese, che fino al ventennio fascista sono preponderanti e denotano una ricca e varia produzione, per poi riprendere a partire dal secondo dopoguerra e con l’istituzione dell’Autonomia fra il 1945 e il 1948 che stabilisce la parità di lingua fra l’italiano e il francese.

In particolare sono stati esaminati singolarmente:

la rivista Augusta Prætoria (dalla scheda 61 alla 157) dove emerge fra tutte la figura di Jules Brocherel, per anni direttore della rivista, in questa sede impegnato anche e soprattutto nello sviluppo turistico e industriale della regione.

La Revue Valdôtaine de formation et d’action autonomiste et fédéraliste (dalla scheda 158 alla 174) che prende in considerazione la nascita della Jeune Vallée d’Aoste, raccontata da Lino Binel, lo sviluppo dell’autonomia, i congressi dell’Union Valdôtaine e le rivendicazioni linguistiche.

Le Flambeau (dalla scheda 175 alla 268): la rivista continua a uscire ancora oggi ed è citata nella ricerca dai numeri del 1950 a quelli del 2004. I contenuti sono diversi, ma in particolare l’attenzione è posta sulla lingua francese e sull’autonomia della Valle d’Aosta, soprattutto nei primi anni. Ultimamente la rivista ha sviluppato un contenuto più storico-culturale e in parte anche artistico.

Bibliothèque de l’Archivum Augustanum (dalla scheda 269 alla 278): si tratta della rivista dell’Archivio Storico Regionale che dedica in alcuni casi numeri speciali a personaggi fondamentali per la Valle d’Aosta come, per esempio, Federico Chabod. Molti anche gli articoli di argomento storico di Lino Colliard, per anni direttore dell’Archivio.

Bulletin de la Société Académique religieuse et scientifique de l’ancien Duché d’Aoste (dalla scheda 279 alla 300): l’Accademia di Sant’Anselmo pubblica ormai da molti anni un proprio bollettino che racchiude diversi interventi di carattere storico, come quelli di André Zanotto, Maxime Durand, Joseph Bréan e Marc Lengereau, per citarne solo alcuni.

La Table Ronde (dalla scheda 301 alla 314): interessante e impegnata rivista, purtroppo ormai estinta, che ha trattato diversi temi legati allo sviluppo dell’economia in Valle d’Aosta, al concetto di identità valdostana e alla sua storia presente e futura fatta anche dai personaggi.

Il dialogo-Le dialogue (dalla scheda 320 alla 325): esperimento editoriale estinto che stava dando ottimi frutti dal punto di vista storico, come si evince dagli articoli presi in considerazione che parlano di personaggi come Chabod e Chanoux o di autonomia e Resistenza.

Le schede proseguono attingendo, seppure in minor misura, alcuni articoli da riviste come Pais, Oggi e domani-Aujourd’hui et demain, Aosta e le sue valli, Augusta, rivista edita una tantum dall’Associazione Augusta di Issime, Intra Montes e Pagine della Valle d’Aosta. Sono anche presenti alcuni numeri unici di riviste particolari come Le Renard, del Centre Culturel Valdôtain d’Aoste, Scarpe rotte, il giornale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Giovinezza italica, numero unico della “Provincia di Aosta” uscito in occasione della IV leva fascista. Esistono poi diversi casi in cui, anziché citare i singoli articoli, si è preferito riportare la notizia completa della rivista perché ritenuta degna di nota nella sua interezza: è questo il caso di alcune pubblicazioni mensili soprattutto di argomento economico, nate nel periodo fascista, dei due almanacchi valdostani per eccellenza Le Ramoneur e Le Messager Valdôtain e delle pubblicazioni dell’Istituto storico della Resistenza, presente in questa sede con i quaderni di ricerca e documentazione sulle Questioni di storia della Valle d’Aosta contemporanea.

Il settore delle riviste si chiude con la scheda 348, ma la ricerca continua con alcuni estratti da riviste e con dei piccoli libri di poche pagine della fine dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, indicativi dello sforzo storico di alcuni valdostani particolarmente vicini alle problematiche del loro tempo e coscienti dell’importanza di scrivere la storia (posso citare fra gli altri Paul Farinet, Ernest Page, Anselme Réan).

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Seconda fase

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L’arco cronologico preso in considerazione continua il primo periodo della presente ricerca (quello che va dal 1860 al 1948) e si conclude con uno sguardo alle pubblicazioni più recenti (2008) e alle Tesi di Laurea di argomento storico (per le Tesi di Laurea segnalo di aver preso in considerazione solo quelle presenti sugli scaffali del Fondo Valdostano e non quelle conservate in magazzino). Ovviamente, una impostazione di questo genere è stata possibile poiché la fruizione è assolutamente libera da vincoli e non si tratta di un elenco da leggere: attraverso uno strumento come il computer, è infatti possibile cercare all’interno del programma gli argomenti e le voci che interessano usando la funzione “Trova” con il simbolo del cannocchiale; in questo modo le schede possono essere facilmente richiamate per titolo, autore, anno, argomento, ecc. indipendentemente dall’ordine in cui sono state inserite. Il programma fornitomi dall’Istituto storico (Winisis) è stato tramutato, sotto la direzione della prof.ssa Silvana Presa, su iniziativa della prof.ssa Lucilla Chasseur e con l’ausilio tecnico del prof. Corrado Russi in un formato più comodo da trasportare sul sito Internet dell’Istituto. Particolarmente importante è la presenza dell’abstract che fornisce un sintetico, ma efficace commento dell’opera in questione, superando così il rischio di una mera funzione compilativa del lavoro, che sarebbe altrimenti diventato solo una replica della catalogazione in atto da anni presso la Biblioteca Regionale.

Contenuto della ricerca: sono state prodotte altre 260 schede circa fra libri a stampa e Tesi di Laurea che sommandosi alle 380 del primo inventario formano un gruppo di riferimenti bibliografici di più di 619 voci.

Un tentativo di riordino bibliografico era stato già avviato anche nel catalogo della mostra dell’Istituto storico della Resistenza in Valle d’Aosta, “I manifesti del potere. Il potere dei manifesti” del 1989 nella sezione “Bibliografia sommaria e fonti a stampa per la storia della Valle d’Aosta contemporanea (1900-1949)”; ho fatto spesso riferimento a questo primo inventario perché utile per la suddivisione in argomenti oltre che per le opere citate.

Accanto a figure ormai note quali quelle di Federico Chabod, André Zanotto, Amato Pietro Frutaz, Marc Lengereau e Lino Colliard, sono presenti molti storici affermati contemporanei (Augusta Vittoria Cerutti, Joseph-Gabriel Rivolin, Joseph-César Perrin, Roberto Nicco, Elio Riccarand, Marco Cuaz e Paolo Momigliano Levi), ma compaiono anche molti giovani autori che si occupano della storia della Valle d’Aosta. Non mancano inoltre alcuni riferimenti a Jean-Baptiste Cerlogne, poeta patoisant, letterato e attivo parroco valdostano, mentre lo spazio per la letteratura ecclesiastica avrebbe potuto essere ulteriormente sviluppato, ma colmano le lacune i riferimenti all’interno dei volumi di Tullio Omezzoli segnalati nel presente lavoro. Alcuni records sono stati anche dedicati ai testi che hanno preso in considerazione l’ordinamento amministrativo della Valle d’Aosta, partendo dai classici volumi di Renato Barbagallo per arrivare al lavoro di Roberto Louvin e al recente contributo di Valdo Azzoni.

Meritano un posto speciale il libro-ricerca del 1985 Le origini dello Statuto speciale, bilingue, a cura di André Zanotto e di Piero Lucat, fondamentale per l’approccio storico-amministrativo, e i famosi Documenti per la storia dell’autonomia valdostana / Documents historiques de l’autonomie valdôtaine 1943-1948, usciti nel 1988 a cura dell’Istituto storico della Resistenza in Valle d’Aosta.

Interessante risulta essere anche l’esame degli editori che recentemente hanno sposato la causa della storia locale perché è possibile ricostruire un panorama abbastanza chiaro dell’impegno profuso dalle diverse case editrici nei confronti della storia e un’analisi simile è possibile farla anche per i committenti-patrocinatori che si sono adoperati per lo sviluppo della storiografia e in particolare di certe sue tematiche.

Non sono compresi all’interno della presente ricerca e quindi nei records i manoscritti del Seicento e Settecento sulla Valle d’Aosta, fatta eccezione per la pubblicazione del “Porfil Historial” di Jean-Claude Mochet per il Seicento e ovviamente dell’opera di Jean-Baptiste De Tillier per il Settecento: le motivazioni di questa scelta sono insite nel valore che Lino Colliard riconosce al Mochet, mentre la scelta del De Tillier mi sembra si giustifichi da sola (sulle pubblicazioni dei manoscritti del De Tillier si rimanda alla prima fase della relazione).

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